Si chiama Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, ma è noto con il termine ADHD, ed è un disturbo che riguarda la sfera funzionale dell’autocontrollo: il soggetto affetto da questo disturbo ha diverse difficoltà sia nella concentrazione che nel controllo degli istinti, e non riesce a regolare il proprio atteggiamento in funzione del contesto ambientale e sociale in cui vive.
Sebbene sia luogo comune ritenere che esso sia un disturbo che riguarda in qualche modo la volontà del soggetto di comportarsi in un certo modo disattendendo i bisogni e le necessità dell’ambiente, in realtà l’ADHD è un disturbo che deve essere interpretato come una difficoltà vera e propria del paziente di porsi nel mondo e nella società.
Difficoltà di attenzione, di concentrazione, e difficoltà nel raggiungere obiettivi richiesti dall’ambiente e dal contesto: un vero e proprio problema, non solo per chi è affetto da questo disturbo ma anche è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo.
Storia dell’ADHD
Il disturbo venne scoperto per la prima volta da Alexander Crichton il quale, in un suo testo del 1798 (dal titolo An inquiry into the nature and origin of mental derangement) parlava di disturbo dell’iperattività. Successivamente, questo disturbo venne descritto da George Still nel 1902.
Fu però il 1987 l’anno decisivo per l’individuazione di questo disturbo come deficit dell’attenzione e dell’iperattività: esso venne anche suddiviso in tre tipologie, ovvero tipo disattento, tipo iperattivo-compulsivo e tipo combinato.
Sintomatologia
Questo disturbo ha dei sintomi abbastanza evidenti a livello dell’attività motoria ed anche della concentrazione: in maniera riduttiva, si potrebbe descrivere il disturbo di iperattività ed attenzione con eccessiva irrequietezza del soggetto, che diventa particolarmente esuberante.
In generale, i sintomi principali di questo disturbo sono la disattenzione, iperattività e impulsività: tuttavia, dati i diversi gradi e le differenti intensità dei sintomi non è sempre così facile individuare questo disturbo, che può essere, soprattutto in una fase iniziale, facilmente confuso per semplice disattenzione del soggetto.
Solo l’intervento di uno specialista può definire il superamento del limite oltre il quale questi comportamenti possono essere sintomo della presenza del disturbo: pertanto, anche sulla base di sintomi evidenti di disattenzione, la diagnosi non è semplice ed è comunque opportuna una valutazione di almeno sei mesi per poter essere certi della presenza del disturbo.
Nei soggetti affetti dal deficit, vi possono essere sia sintomi che evidenziano il disturbo dell’attenzione, sia sintomi che evidenziano il disturbo di iperattività: questi sintomi possono essere esclusivi – ovvero si possono presentare solo sintomi di un tipo e non sintomi di un altro tipo – oppure combinati; pertanto, non è difficile che in un paziente vengano individuati diversi sintomi.
Sintomi del disturbo di disattenzione:
- Distrazione eccessiva e repentina: il soggetto tende a distrarsi facilmente, dimentica le cose, dimentica le azioni che andrebbero fatte, ed è spesso portato a passare da un’attività all’altra senza pensare alle conseguenze;
- Chiare difficoltà di concentrazione, che si evidenziano soprattutto quando il soggetto non è adeguatamente stimolato;
- Facilità di distrazione in seguito alla noia: in questo caso il soggetto, non trovando interessante un compito o un lavoro, mostra segni di disinteresse e noia;
- Difficoltà di svolgimento dei compiti in autonomia;
- Disinteresse e tendenza a sognare ad occhi aperti.
Sintomi del deficit da iperattività:
- Incapacità di rimanere seduti, anche in condizioni che normalmente lo richiederebbero;
- Iperattività nel linguaggio, che si esprime soprattutto con il parlare senza sosta;
- Movimento continuo e tendenza a giocare con qualunque cosa;
- Impulsività nel comportamento e nel linguaggio.
Questi sintomi possono presentarsi in combinazione con i sintomi precedenti, oppure senza alcuna correlazione con essi. È evidente che, data la sintomatologia, è facile confondere un semplice atteggiamento vivace con la sindrome dell’iperattività, e proprio per questo motivo è indispensabile una corretta valutazione medica.