Effetti della Sindrome di Asperger

Cosa s’intende per sindrome di Asperger

Effetti Sindrome di Asperger

Sheldon Cooper: il geniale protagonista della serie The Big Bang Theory. Il suo ritratto talvolta esagerato, sembra voler far credere che egli sia affetto dalla sindrome di Asperger.

La sindrome di Asperger, riconosciuta ufficialmente in un passato piuttosto recente collocabile nell’anno 1994, si classifica come un disturbo dello sviluppo che intacca l’apparato neurologico di un soggetto. Tale sindrome appartiene alla famiglia dei disturbi dell’apprendimento e dell’autismo. Infatti, secondo molti ricercatori ne rappresenterebbe una forma più moderata in quanto diversamente dall’autismo classico non si registrano significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo. Per altri studiosi invece, si tratterebbe di una sindrome a sé stante estranea alle cause autistiche.
Il numero dei bambini a cui viene diagnosticato tale disturbo è in crescita e una delle ipotesi più plausibili che giustificano un dato così sconfortante è l’aumento dell’età in cui oggigiorno si decide di mettere al mondo un figlio.

Sintomi e caratteristiche della sindrome

I primi sintomi della malattia si manifestano durante l’infanzia, generalmente a partire dai 2-3 anni, ma le caratteristiche della sindrome diventano particolarmente invalidanti con l’inizio della scuola, e cioè quando il contatto con le altre persone diverrà più frequente e insorgerà nel soggetto interessato dal disturbo un’insidiosa incapacità a stabilire relazioni sociali.
Più specificatamente, l’individuo affetto da sindrome di Asperger mette in atto degli schemi comportamentali anomali, ovvero ripetitivi e stereotipati che compromettono l’interazione con l’ambiente circostante per cui nutre scarso interesse, limitandone la qualità e la gratificazione di ritorno. Le azioni sono insistenti e monotone, la coordinazione motoria appare sofferta, il livello di concentrazione è precario, mentre dal punto di vista emotivo si annotano una notevole suscettibilità unita a una scarsa soglia di tolleranza e una limitata propensione alla mediazione. Allo stesso tempo i soggetti con sindrome di Asperger presentano un’intelligenza nella media o sopra la media, una superiore capacità di memorizzazione e un’acquisizione precoce della capacità di lettura.

Punti in comune e differenze con l’autismo

Come detto la sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo che colpisce l’impianto neurologico di un soggetto limitandone il normale funzionamento. A fare da contraltare elevate abilità cognitive e una funzione linguistica nella norma, specie se paragonata all’autismo e ai più comuni disordini dell’apprendimento. Infatti, nella formulazione della diagnosi uno degli elementi discriminanti che consentono l’individuazione pressoché esatta della sindrome è proprio l’assenza di ritardo nell’apprendimento del linguaggio.
A differenza dei casi di autismo più comune poi, dove i bambini tendono a isolarsi e a vivere l’ambiente intorno in maniera residuale, i bambini colpiti dalla sindrome di Asperger vivono sì il mondo in un modo da interpretare ma seppur con notevoli difficoltà sentono il bisogno di relazionarsi con gli altri e di avere una propria collocazione sociale. Il fallimento di questo intento spesso genere frustrazione e insofferenza.
Il quadro appena descritto ci permette di affermare che diversamente dall’autismo, questa sindrome non preclude quindi la possibilità di una vita da adulto che possa considerarsi normale, specie se il bambino interessato dalla sindrome viene inserito in un percorso educativo volto a favorire l’instillazione di buone prassi finalizzate al suo inserimento sociale.
A tal riguardo, uno studio rivela che addirittura esiste una notevole percentuale di soggetti adulti inconsapevoli di essere affetti dalla sindrome di Asperger perché non sono mai stati valutati o correttamente diagnosticati. Ciò potrebbe essere dipeso dal fatto che i sintomi non si sono manifestati nel corso dell’esistenza di tali soggetti in modo preponderante, evitando quindi di intaccare il normale decorso della vita con interferenze significative e allarmanti. A ciò si aggiunga che come già accennato, l’esistenza della sindrome viene riconosciuta ufficialmente dalla comunità medica internazionale solo in tempi recenti.

Cause scatenanti

Ad oggi non sono stati raggiunti dei dati certi riguardo le cause che stanno alla base della comparsa della sindrome.
L’ipotesi più accreditata vuole che all’origine del disturbo vi sia una mutazione genetica del DNA, ma la ricerca scientifica deve ancora fare molta strada prima di poter confermare la teoria genetica. Ulteriori accertamenti si rendono necessari anche per quella pista della ricerca che vorrebbe ricondurre la comparsa della malattia a fattori di tipo ereditario basandosi sull’identificazione di un possibile gene difettoso trasmesso da un genitore al proprio figlio. Infine, altri studi condotti sul cervello vorrebbero questo organo come responsabile della patologia sul fronte anatomico-funzionale.

Percorso riabilitativo

Non si attestano ad oggi cure collaudate per la sindrome di Asperger. Ciononostante, esistono diversi trattamenti finalizzati a ottimizzare la comunicazione e le interazioni sociali complesse, gli atteggiamenti recidivi, i comportamenti reiterati in modo ossessivo, l’attaccamento morboso alle abitudini, la mancanza di empatia, il possibile stato depressivo che può colpire chi è portatore della sindrome, l’iperattività e infine lo stato d’ansia. In caso di ansia acuta e stress prolungato, talvolta viene valutata la somministrazione di farmaci antidepressivi.
Ciò che realmente sembra poter essere efficace nel trattamento della sindrome di Asperger è educare il soggetto alla socializzazione attraverso un coinvolgimento attivo dei membri del nucleo familiare, degli insegnanti e di tutte le persone che gravitano nell’ambiente del paziente.